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La crisi delle materie prime mette in difficoltà la raccolta dei RAEE

smaltimento RAEE
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La raccolta dei RAEE risente di flussi paralleli a quelli ufficiali. Che la crisi nella fornitura delle materie prime ha aggravato, rendendo gli obiettivi di raccolta sempre più lontani. 

La denuncia arriva da Erion, società multiconsortile per la responsabilità estesa del produttore di batterie e rifiuti elettrici ed elettronici: la crisi nella fornitura delle materie prime sta riducendo le quantità di rifiuti elettronici raccolti, già ben sotto gli obiettivi europei. “Gli obiettivi europei di raccolta differenziata dei RAEE (fissati al 65% della media dell’immesso al consumo degli ultimi tre anni) prevedevano che nel 2021 fossero conferite 640 mila tonnellate di RAEE. Ma in Italia ne abbiamo raccolte solo 400 mila” spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE. Un’indagine commissionata da Erion qualche tempo fa, stima le quantità di RAEE che escono annualmente dalle case degli italiani. Si tratta di 14 chilogrammi a testa, che vuol dire complessivamente 800-900 mila tonnellate. La differenza tra le 400 mila raccolte è impressionante.

I flussi paralleli di rifiuti elettrici ed elettronici 

Secondo Arienti, esistono una serie di flussi paralleli a quelli ufficiali, che spiegano questa emorragia di rifiuti elettronici. Il primo: il comportamento scorretto dei cittadini, che conservano in casa per anni piccoli RAEE inutilizzati (dal frullatore al telefonino) o li buttano, sbagliando, nell’indifferenziato o nella plastica. Secondo flusso: gli svuota cantine. Quando facciamo liberare una cantina o una casa per un trasloco, spesso affidiamo tutto, frigoriferi e forni non funzionanti inclusi, a chi si fa carico di smaltire i mobili. Che, con grandissima probabilità, sottrae quei rifiuti elettrici al flusso cui sarebbero destinati, liberandosene col minino sforzo: quindi, probabilmente, in modo non conforme alle norme. Il terzo flusso è costituito dai furti dei beni dalle isole ecologiche, dove sono in attesa di essere prelevati e avviati a riciclo. Infine, il quarto flusso è quello alimentato dai soggetti che, pur autorizzati a trattare i RAEE, li acquistano da Comuni o negozianti e poi li gestiscono in modo scorretto – spesso affidandoli a rottamatori e sfasciacarrozze – e forse illegale, con danni all’ambiente e al fisco. Ultimo flusso indicato da Arienti è quello delle esportazioni illegali: i rifiuti vengono inviati all’estero – spesso in Africa o in Asia – come beni riutilizzabili, per bypassare le norme sui rifiuti. Lì verranno trattati in modo improprio, spesso dai bambini. In questo caso i danni ambientali e alla salute di chi gestirà questi beni sono certi.

Dal riciclo corretto dei RAEE un risparmio sulle importazioni di 14 milioni di euro all’anno

“Il fenomeno dei flussi paralleli, se non contrastato da adeguati controlli, contribuisce ad allontanare l’Italia dal target di raccolta fissato dall’Unione europea (più di 10 kg pro-capite all’anno) e impedisce di rimettere in circolo materie prime seconde, importanti per superare la carenza e la dipendenza da altri Paesi” spiega Dario Bisogni, presidente di Erion WEEE. Le forme scorrette di trattamento che sottraggono tonnellate di prodotti al raggiungimento degli obiettivi europei, oltre alle conseguenze per l’ambiente, hanno infatti ricadute dirette sulla questione caldissima delle materie prime critiche. Quei prodotti, terre rare in primis, essenziali per molte filiere produttive nazionali, ma sottoposti a fornitura sempre più incerta. Secondo un position paper di Erion, il corretto riciclo di questi rifiuti, in percentuali paragonabili a quelle dei Paesi europei più avanzati da questo punto di vista, permetterebbe di recuperare quasi 8mila tonnellate di materie prime critiche, con un taglio delle importazioni di 14 milioni di euro.

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Redazione

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