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Approvata la Legge europea sul ripristino della Natura

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Ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat entro il 2030 e del 90% entro il 2050. Sono gli ambiziosi obiettivi della Nature restoration law approvata dal Parlamento europeo, che chiede ai Paesi membri di adottare Piani nazionali di ripristino.  

Garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell’Unione europea, contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare. Sono ambiziosi gli obiettivi della Legge europea sul ripristino della Natura, adottata in via definitiva il 27 febbraio.

Tra i pilastri più ambiziosi del Green Deal europeo, la Nature restoration law era anche uno dei provvedimenti più contestati, fortemente osteggiato dalla destra – anche gli esponenti di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno votato contro – e messo seriamente a rischio dalle recenti proteste degli agricoltori. La partita, dunque, non è stata semplice. Nonostante la proposta di legge, avanzata a giugno 2022, nascesse da una grave considerazione: secondo le stime della Commissione, oltre l’80% degli habitat europei è in cattivo stato.

“Oggi è un grande giorno per l’Europa, perché passiamo dalla protezione e dalla conservazione della natura al suo ripristino”, ha sottolineato il relatore Cesar Luena dopo il voto, il cui esito ha suscitato l’entusiasmo degli ambientalisti. “La nuova legge – ha proseguito Luena – ci aiuterà anche a rispettare molti dei nostri impegni internazionali in materia di ambiente. Inoltre, ripristinerà gli ecosistemi degradati senza compromettere il settore agricolo, lasciando agli Stati membri una grande flessibilità. Vorrei ringraziare i ricercatori per averci fornito le evidenze scientifiche e per il loro impegno nel combattere il negazionismo climatico. E vorrei ringraziare anche i giovani per averci ricordato che non abbiamo né un pianeta B, né un piano B”.

Il testo adottato, frutto dei negoziati degli ultimi mesi tra le istituzioni europee, è stato approvato dal Parlamento europeo riunito in plenaria con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni. Una volta approvato anche dal Consiglio, con cui è già stato trovato un accordo provvisorio, il testo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione ed entrerà in vigore 20 giorni dopo.

Che cosa prevede la legge

Il provvedimento stabilisce obblighi e obiettivi in diversi ambiti, come quelli riguardanti i terreni agricoli, gli impollinatori, i fiumi, le foreste e le aree urbane al fine di invertire gradualmente il danno ambientale causato dai cambiamenti climatici e dall’attività umana incontrollata.

Entro il 2030 gli Stati membri dovranno ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli). Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. I Paesi dell’Unione dovranno garantire che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo. Inoltre, dovranno adottare Piani nazionali di ripristino che indichino nel dettaglio in che modo intendono raggiungere gli obiettivi.

Alcune disposizioni riguardano gli ecosistemi agricoli e sono state molto contestate dagli agricoltori. In particolare, i Paesi europei dovranno registrare progressi in due di questi tre indicatori:

  • indice delle farfalle comuni;
  • percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità;
  • stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.

Come richiesto dal Parlamento, la legge prevede un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell’Unione.

Poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, i Paesi dell’Unione dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 e il 50% entro il 2050. La riumidificazione delle torbiere continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati. Gli Stati membri dovranno anche adottare misure per migliorare l’indice dell’avifauna comune, dato che gli uccelli sono un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità.

Il successo della Nature restoration law dipenderà dalle comunità

Per quanto riguarda gli altri ecosistemi, andranno ripristinati almeno 25 mila chilometri di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana. La legge impone anche di piantare tre miliardi di nuovi alberi.

Gli obiettivi sono precisi e vincolanti, ma i passi per raggiungerli dovranno essere decisi dai singoli Paesi. Secondo lo studio “Securing success for the Nature Restoration Law”, pubblicato su Science da un team internazionale di scienziati, per il successo della legge sarà necessaria la cooperazione con le comunità del territorio, in particolare con gli agricoltori.

“L’agricoltura beneficia direttamente della salute dei suoli e delle popolazioni di impollinatori e della maggiore capacità di stoccaggio dell’acqua nel paesaggio”, sottolinea Guy Pe’er, uno degli autori della ricerca. “L’agricoltura intensiva è ancora un fattore chiave per la perdita di biodiversità in Europa. Ma gli obiettivi per l’agricoltura e il ripristino della natura potrebbero essere coordinati, con opportunità per entrambi”.

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