Sottoscritto un Accordo di Programma che stanzia 54 milioni di euro per finanziare iniziative destinate alla rigenerazione urbana, al recupero e alla riqualificazione del patrimonio abitativo sociale di Roma e dell’intera regione.
Potrebbero finalmente cambiare volto alcune periferie romane e dell’intero Lazio, da anni in attesa della riqualificazione urbana. Nei giorni scorsi è stato raggiunto sottoscritto un Accordo di Programma tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione Lazio “per la realizzazione di iniziative innovative per la rigenerazione urbana, il recupero e la riqualificazione del patrimonio abitativo sociale di Roma e dell’intera regione”. Complessivamente, saranno quasi 54 i milioni messi a disposizione, di cui 43,9 provenienti da fondi Mit e oltre 10 messi nel piatto dalla Regione.
La legge regionale del 2017
Già nel 2017 la Regione si era resa protagonista della legge n. 7 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio”, che dettava le regole per “incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, promuovere la riqualificazione di aree urbane degradate e di tessuti edilizi disorganici o incompiuti e riqualificare edifici a destinazione residenziale e non residenziale mediante interventi di demolizione e ricostruzione, adeguamento sismico e efficientamento energetico”. Nuovo quadro normativo che riconosce, aspetto cruciale nelle dinamiche pubbliche, ai Comuni un ruolo centrale nel governo e nella progettazione della rigenerazione urbana e della riqualificazione del tessuto edilizio esistente.
Nel documento sottoscritto i fondi messi a disposizione serviranno “a finanziare interventi di rigenerazione urbana su immobili di edilizia residenziale pubblica, per promuovere la qualità sociale e ripristinare il tessuto urbano, alla manutenzione straordinaria di edifici pubblici, nonché al recupero del patrimonio immobiliare pubblico e privato attualmente non utilizzato o sottoutilizzato”. Sono previsti inoltre “nuovi interventi di edilizia sociale, tramite l’acquisto o la costruzione di nuovi immobili, al fine di aumentare l’offerta abitativa pubblica e sociale”. L’obiettivo principale rimane comunque quello di “sostenere quelle famiglie che, a causa di limitate capacità economiche, non possono sostenere né un mutuo né un canone di locazione per una casa“.
Il ruolo della Regione Lazio
Dichiarando alla stampa in occasione della sigla, il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha precisato che «l’edilizia sociale rappresenta una fondamentale risorsa per le fasce più deboli della società, garantendo loro accesso a un alloggio dignitoso e sicuro. Questo tipo di iniziativa non solo fornisce una soluzione abitativa, ma contribuisce anche a promuovere l’inclusione sociale, la coesione comunitaria e la riduzione delle disuguaglianze. Investire nell’edilizia sociale significa investire nel benessere e nella stabilità delle persone e delle famiglie che ne beneficiano, contribuendo così a costruire una società più equa e solidale» «L’accordo siglato con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rappresenta, inoltre, un passo significativo verso la creazione di un ambiente abitativo più inclusivo e sostenibile nel territorio del Lazio, migliorando la qualità della vita per i suoi cittadini e promuovendo lo sviluppo sociale ed economico della regione».
Per Pasquale Ciacciarelli, assessore all’Urbanistica, alle Politiche abitative, alle Case popolari e alle Politiche del Mare, «La sottoscrizione dell’Accordo di Programma tra la Regione Lazio e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per avviare programmi innovativi di rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico e sociale costituisce un importante traguardo, frutto della costante interlocuzione istituzionale intrapresa nel corso di questi mesi tra la Direzione Urbanistica della Regione Lazio ed il MIT, con l’obiettivo di dare una pronta e risolutiva soluzione al fabbisogno abitativo primario dei nuclei familiari con capacità economica insufficiente a sostenere un mutuo o un canone di locazione sul mercato abitativo»
Il ruolo cruciale dei Comuni
Tornando alla cornice normativa regionale che ha motivato l’Accordo, spicca, come già accennato, il ruolo proattivo dei Comuni, che potranno individuare gli ambiti territoriali di rigenerazione urbana (art.2) e di riqualificazione e recupero edilizio (art. 3) nei quali prevedere premialità per il rinnovo del patrimonio edilizio esistente, per le opere pubbliche e per le cessioni di aree aggiuntive.
I comuni potranno, quindi, recepire negli strumenti urbanistici generali vigenti le norme per i cambi di destinazione d’uso degli edifici esistenti e gli ampliamenti del 20% della volumetria o della superficie utile esistente degli edifici a destinazione residenziale, per un incremento massimo di 70 mq. Mentre sono ammessi i cambi di destinazione d’uso fino ad un massimo del 30% della superficie esistente per lo svolgimento di attività commerciali, artigianali e servizi.
Misure che si spera non incentivino il già drammatico consumo di suolo, che in questa Regione, secondo il l’ultimo Rapporto sul tema di Ispra (2023), raggiunge una percentuale annua compresa tra il 7 e il 9%, figurando tra le prime sei regioni per intensità, sicuramente superiore alla media nazionale (5%).
Viene comunque incentivata la partecipazione civica nei processi di rigenerazione urbana, ed è promosso il ricorso a progetti sperimentali per la rigenerazione urbana volti all’innovazione ed all’attuazione di particolari forme di economia circolare oltre che all’inclusione sociale.
Le esclusioni
Sono comunque escluse dal campo di applicazione della legge regionale, quindi non verranno sostanzialmente toccati dai nuovi piani di rigenerazione:
- Le aree sottoposte a vincolo di inedificabilità;
- I parchi regionali ad eccezione delle zone classificate dal PTPR come paesaggio degli insediamenti urbani.
- Le aree agricole ad eccezione delle zone classificate dal PTPR come paesaggio degli insediamenti urbani o paesaggio degli insediamenti in evoluzione. A prescindere dal paesaggio del PTPR nelle zone agricole urbanizzate sono comunque consentiti gli interventi di ampliamento del 20% degli edifici residenziali e gli interventi diretti di cui all’articolo 6 della legge finalizzati alla sostituzione edilizia con demolizione e ricostruzione e premialità del 20% senza alcun cambio di destinazione d’uso.
Il piano della Capitale
Su questo tema la Citta Metropolitana di Roma Capitale – una delle più estese conurbazioni europee – ha costruito un vero piano strategico le cui misure principali prevedono nuovi standard e metodologie per guidare gli interventi di rigenerazione urbana, intesa anche come rigenerazione sociale. Alla base degli interventi viene posta la pratica della concertazione tra l’amministrazione pubblica e le varie realtà sociali che si muovono sul territorio, con l’obiettivo principale di mettere in campo azioni per “la salvaguardia del patrimonio pubblico e delle specificità locali per la creazione di benessere territoriale e il contrasto ai meccanismi di estrazione”.